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02/02/2018
Il 28% dei diplomati tecnici e professionali italiani ha lavorato per almeno 6 mesi nei primi 2 anni dopo il titolo, con significative differenze territoriali. Quasi altrettanto consistente (27,4%) è però la quota dei NEET, ossia di chi non risulta coinvolto in percorsi di formazione universitaria né ha avuto rapporti di lavoro. A due anni dal diploma metà dei lavori è di tipo permanente ma più della metà dei diplomati svolge lavori non coerenti con gli studi compiuti.
Sono alcuni risultati dello studio "La transizione dai percorsi scolastici al mondo del lavoro per i diplomati degli istituti tecnici professionali". Un’analisi delle banche dati amministrative, realizzato da Fondazione Agnelli e CRISP – Università di Milano Bicocca, col supporto operativo dell’Ufficio statistico del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR) e della Direzione Generale dei Sistemi Informativi, dell'Innovazione Tecnologica e della Comunicazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (MLPS). Alla presenza della Ministra Valeria Fedeli, lo studio è stato presentato a Roma al MIUR.
“Oggi - ha dichiarato la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli - è stata presentata un'analisi importante, con dati chiari e puntuali che ci restituiscono una fotografia dettagliata sulla transizione dei diplomati degli istituti tecnici e professionali verso il mondo del lavoro. È un quadro ampio di cui tenere conto in quel percorso di miglioramento e qualificazione dei percorsi formativi che stiamo facendo in attuazione della legge 107 del 2015. I dati ci dicono che dobbiamo lavorare per fare in modo che la preparazione che offriamo alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi consenta loro di trovare un’occupazione che sia sempre più in linea con le proprie attese. E che dobbiamo ulteriormente intervenire, e non solo sul fronte dell’istruzione, per superare i divari, a partire da quelli territoriali e di genere, che non garantiscono pari opportunità di accesso al mondo del lavoro”.
“Alcuni importanti interventi sono già stati messi in campo – prosegue Fedeli . Ad aprile abbiamo varato la riforma dell’istruzione professionale: dal prossimo settembre avremo nuovi indirizzi che offriranno una scelta più ampia e articolata alle studentesse e agli studenti, coerente con le opportunità offerte dai diversi ambiti del ‘Made in Italy’ e con le specificità culturali e produttive del Paese. Nei nuovi indirizzi ci sarà più spazio per i laboratori. E spariranno le sovrapposizioni con l’istruzione tecnica. Stiamo poi ulteriormente qualificando l’Alternanza Scuola-Lavoro, dopo averla resa curricolare, un’innovazione didattica importante attraverso la quale diciamo alle nostre studentesse e ai nostristudenti che è necessario ‘imparare ad imparare’, mettersi nelle condizioni di acquisire competenze diversificate che consentano loro di avere strumenti per accedere al futuro in maniera consapevole e con protagonismo. Un’esperienza formativa espressione di un sistema di istruzione e formazione che istruisce e al contempo educa i giovani al ‘saper fare di qualità’, indispensabile per il loro domani. Si tratta di importanti passi in avanti, che avranno sicuramente effetti significativi”.
Leggi il report completo: QUI.
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